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Life's Experience: Meeting of Tom Felton, Giffoni, 21/07/'15.
by LadyUchiha
Queste foto le ho scattate io. Sono stata un'ora nella stessa stanza di Tom Felton. Ho respirato la sua aria.
L'ho guardato davvero, non semplici foto o video. Non in un film.
L'ho guardato con i miei occhi. Un'ora piena dei suoi sorrisi.
Dopo anni ho finalmente realizzato il mio sogno.
Quando parlo di Tom la parola idolo mi sembra davvero banale e scontata.
Non mi sono mai riferita a lui così, "idolo" è troppo riduttivo.
I miei sentimenti per lui sono molto, molto più grandi.
Sono cresciuta con lui. Ogni suo film.
Ho visto ogni suo singolo film tante volte e lo ammiravo da lontano.
Non ho mai creduto che questo giorno potesse arrivare.
Il due luglio, dopo essere riuscita a prendere il biglietto per il meet,
non realizzavo ancora la cosa. 820 biglietti finiti in 42 secondi e io c'ero riuscita.
Li avevo presi. Lo avrei visto.
Questo giorno mi sembrava così lontano, il conto alla rovescia è stato devastante.
Stamattina.
Non avevo dormito tutta la notte.
Ero stanchissima,
volevo solamente collassare al letto e invece mi sono alzata,
mi sono preparata e io,
con la mia migliore amica, mi sono messa in viaggio.
Non riuscivamo a trovare la strada. Ci eravamo perse.
Eravamo finite in una città che era a 40 minuti da Giffoni.
Rabbia.
Tristezza.
Il senso di impotenza e la paura di non arrivare,
nonostante fosse presto e mancassero ancora ore.
Riusciamo ad arrivare a Giffoni.
Ansia.
Euforia.
I ragazzi al carpet che guardavo da lontano,
fiera che facessero parte del mio fandom
e del fatto che alcuni di loro stessero lì dal giorno prima.
Abbiamo ritirato i biglietti per il meet e siamo entrate.
Tom sarebbe arrivato solo un'ora e mezza dopo
ma eravamo già dentro, stanche e felici.
Hanno iniziato a mandare i video su Tom sul grande schermo.
Ho gridato così tanto che mi fa male parlare.
Era perfetto sul grande schermo, come sempre.
Quello del Giffoni ci trollava, facevano entrare e uscire lo staff,
tutti si giravano o si alzavano di scatto pensando fosse Tom.
Abbiamo cantato due volte il motivetto della canzone di Harry Potter,
abbiamo riso e scherzato.
Poi finalmente è arrivato.
Era praticamente a due metri da me,
mi si era bloccato il respiro e stavo andando in iperventilazione.
Pensavo che fosse perfetto nelle foto, nei film, sul grande schermo.
Eppure quando mi è passato davanti,
persino la parola "perfetto" sembrava stupida.
Lui era...molto di più.
Lui ti toglieva il respiro con la sua pelle delicata e il suo sorriso brillante.
Era gentile.
Era umile.
Non si rende conto di quanto sia famoso.
Tenero.
Impacciato.
Ma, nonostante tutto, ironico e divertente.
Ogni volta che sorrideva la stanza si illuminava.
Era una creatura celestiale.
Quando cercava di parlare italiano era un tenerissimo.
Poi è successo questo:
Tutti avevano abbassato i cartelloni,
la mia migliore amica mi grida contro di alzarlo.
Lo faccio. Si gira.
Legge.
Sorride.
Poi è dovuto andare via, mi è passato di nuovo vicino.
Nemmeno due metri ci dividevano.
Ho pianto, tanto. Sudore e lacrime che si mischiavano.
Siamo tornate in auto, ci sentivamo svuotate da ogni emozione.
Sembrava che un dissennatore ci avesse portato via tutta la felicità .
Poi mi giro e sorrido. Sorrido e piango.
È stato un piacere, Tom.







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